Sopra il ritratto di un poeta giovane

[…] Non sono felice. Non ho riposo. Immagino la stanza dov’è il tuo ritratto, di notte, a luci e voci spente. Vorrei che la notte durasse per sempre, e potessimo stare soli, io e te, senza che mai facesse giorno.

Andiamo lontano da tutto e tutti, sono certa che non se ne accorgerebbero. Continueranno a vendere e comprare biglietti e merchandising. Continueranno a sentirsi importanti perché sfiorano il tuo mondo. Di tutti loro, chi ha preso così tanto da te, come ho fatto io, senza chiederti il permesso perché avevo fame, perché stavo per morire?

[…]

Da un po’ non riesco ad affidare la mia vita a te, ti prego soltanto di portarmi via. O di farti portare via da me, tanto non se ne accorgerebbe nessuno. Lascia che continuino nel loro viavai, rovinando con il loro fiato il tuo ritratto che impallidisce come una luna velata nel cielo, i tuoi occhi che appaiono sempre più lucidi, il contorno arrossato dal contrasto con il crescente pallore. Via da questa polvere, seppur dorata, da questa malattia che non guarisce. Vieni a sorridere, ridere, essere il più forte di tutti, con me.

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