
Non sappiamo come fosse davvero. Dal suo ritratto da giovinetto e dalle descrizioni del Ranieri, credo che la sua fronte fosse ancora più ampia di quanto raffigurato in questo monumento. Nessuno ha mai ritratto le sue mani mentre era in vita. In questo tributo dei suoi concittadini posto nella piazza del Municipio, le sue mani sono appena sbozzate, scabre alla luce. Denunciano un difetto di documentazione, una mancanza, un’assenza, che si cerca di riempire con l’immaginazione. Io me le immagino come quelle di un ragazzo, non particolarmente affusolate né eleganti, le unghie e i polpastrelli della destra spesso macchiati d’inchiostro, perché non credo che perdesse molto tempo a lavarsele. Di questa statua mi piacciono soprattutto la lunghezza, la pesantezza e la texture del cappotto che avvolge la figura, come in un altero gesto di protezione dal mondo, dal quale si sentiva ferito con mille punte. “Piccolo, hai freddo? Stamane ci saranno quattro gradi”. Mi ha detto di no, porgendomi il cappotto perché, dice, per ora serve molto di più a me.